Da una parte la veloce evoluzione dei mercati, dall’altra le ancora presenti conseguenze dell’emergenza sanitaria, in mezzo, non trascurabili, i cambiamenti normativi.

Per adeguarsi, mantenere il passo e per continuare a essere competitivi, gli studi professionali sono chiamati ancora una volta ad aumentare il livello di maturità digitale.

Ma quanto e dove stanno investendo gli studi professionali per quanto riguarda le nuove tecnologie?

Gli investimenti in tecnologie digitali dei professionisti: 1,76 miliardi di euro

Per farsi un’idea degli investimenti in tecnologie digitali degli studi professionali italiani risulta particolarmente preziosa una recente indagine dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, effettuata a partire da un campione di oltre 1700 studi.

Si scopre così che nel 2021 gli studi, considerando commercialisti, avvocati e consulenti del lavoro, hanno speso complessivamente circa 1,76 miliardi di euro in tecnologie digitali.

Si parla di una cifra del 3,8% superiore a quella del 2020, un dato certamente positivo che però viene almeno in parte ridimensionato dal paragone con gli investimenti effettuati dalle aziende: queste ultime hanno infatti speso il 4,1% in più.

Si stima che nel 2022 gli investimenti in tecnologia degli studi rimangano in linea con quelli del 2021, con lo Studio che azzarda una crescita dello 0,2%.

Le differenze tra gli studi

Guardando alla mole di investimenti è facile individuare una differenza marcata tra studi professionali di differenti dimensioni.

Il dato relativo alle micro realtà ci dice che solo l’1% ha investito più di 10mila euro, laddove invece l’11% non ha speso nulla in campo ICT. Tra gli studi piccoli, medi e grandi il 22% ha investito più di 10mila euro, con un marginale 3% che non ha effettuato alcun investimento in questo campo.

Come ha spiegato Claudio Rorato, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale, «i professionisti hanno reagito tatticamente alla pandemia, affrontando con il supporto tecnologico la polverizzazione degli uffici nelle case dei dipendenti. Si è puntato su lavoro da remoto e smart working, ma le realtà più grandi e strutturate, che sono anche quelle che investono di più in innovazione digitale, sono riuscite a gestire meglio la situazione. Negli studi più piccoli invece» sottolinea Rorato «le crisi aumentano le debolezze strutturali già presenti»

Le soluzioni tecnologiche su cui investono gli studi

Guardando alle singole aree di prodotti tecnologici verso le quali si stanno indirizzando gli studi, si scopre che gli investimenti sono stati fatti soprattutto verso le soluzioni per la fattura elettronica (86%), verso i sistemi per la gestione di videochiamate (75%), le piattaforme di eLearning (48%), la conservazione digitale a norma (42%) e le reti VPN (36%).

Come si può intuire, le scelte di acquisto del 2021 sono ancora condizionate largamente dall’emergenza sanitaria, la quale ha impresso una forte accelerazione al processo di digitalizzazione. A questo si somma il boom che, a partire dal 2019, ha avuto l’adeguamento obbligatorio alla fatturazione elettronica.

Attualmente l’attenzione si sta invece orientando verso le soluzioni software per la gestione documentale, dalle firme elettroniche e digitali in poi.

Guardando alle intenzioni di investimento entro il 2023, per esempio, i commercialisti indicano nel 9% dei casi le soluzioni per la conservazione digitale a norma, i software per il controllo di gestione, la gestione elettronica documentale e il proprio sito web, tutte al 6%.


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