Un’indagine dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano ci dice che nel 2021 gli studi di professionisti quali commercialisti, consulenti del lavoro e avvocati hanno investito complessivamente 1,76 miliardi di euro in tecnologie digitali, con un aumento della spesa del 3,8% rispetto all’anno precedente.
Si parla soprattutto di investimenti per i software di fatturazione elettronica, per la gestione delle videochiamate, per le piattaforme di eLearning e per le soluzioni per la conservazione digitale a norma. E se di certo il dato complessivo è positivo, c’è un aspetto che non deve essere trascurato: per la prima volta in 10 anni l’incremento percentuale delle spese degli studi è stato minore rispetto a quello delle aziende, le quali hanno conosciuto un +4,1% nella spesa in tecnologie digitali.
Questo la dice lunga sulla fame di tecnologia che accomuna ormai le imprese italiane di qualsiasi settore, diventata ancora più forte con la pandemia. Le necessità dei clienti continuano a cambiare, a crescere e a diventare più specifiche, mentre le novità legislative procedono senza sosta: in una situazione di questo tipo, il professionista è chiamato a mettere in campo un nuovo approccio alla professione, per resistere in un mercato sempre più competitivo e per anticipare i cambiamenti, così come le esigenze delle aziende clienti.
Studi professionali: vietato fermarsi
L’indagine dell”Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale ci dice anche che tra le micro realtà che costellano l’universo degli studi professionali, l’11% non ha investito nulla nelle nuove tecnologie durante il 2021, percentuale che invece è solamente del 3% per quanto riguarda gli studi piccoli, medi e grandi.
Non aggiornare la propria offerta, non diversificare i propri servizi e non rispondere alle domande in fatto di tecnologia dei clienti vuol dire perdere terreno. La direzione da prendere è invece quella contraria, con lo studio professionale che deve essere aperto verso le innovazioni e proattivo nei confronti delle aziende clienti, sviluppando parallelamente delle competenze multidisciplinari.
Solo in questo modo infatti è possibile presentare il proprio studio come un vero e proprio sostegno ai clienti, supportandoli nei differenti ambiti applicativi che un’impresa contemporanea si trova ad affrontare.
Sviluppare lo studio guardando al futuro
Ma cosa significa essere aperti verso le innovazioni? Pensiamo allo studio del commercialista che offre consulenze negli ambiti fiscali, tributari, societari e amministrativi.
La direzione da imboccare è quella dell’ampliamento dei servizi, scegliendo i giusti software gestionali per commercialisti e i più efficaci strumenti per aiutare le imprese nella gestione di aspetti come la crisi d’impresa, la verifica della solvibilità creditizia e via dicendo.
E per permettere di offrire attività come queste, di alto valore aggiunto, anche lo studio deve puntare verso l’automatizzazione delle attività, in parallelo a un’unificazione dei dati, in modo da poter contare su processi più snelli, più veloci e senza errori.
Così facendo da una parte è possibile diventare un partner prezioso per le aziende clienti, dall’altra c’è la possibilità di ridurre il tempo e le risorse dedicate ad attività a basso valore aggiunto, assicurando la marginalità dello studio.
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