Continua l’evoluzione del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (D. Lgs. n. 14/2019), proseguendo il lungo il percorso iniziato nel novembre del 2019.
Come è noto il codice è stato modificato più volte, per entrare definitivamente in vigore il 15 luglio 2022, così da stabilizzare le norme in tema di soluzione delle crisi d’impresa e di gestione dell’insolvenza delle imprese.
Nonostante i diversi ripensamenti e gli scostamenti che si sono registrati lungo tale evoluzione, il corpus continua esplicitamente a puntare verso un obiettivo ben chiaro: mettere in campo delle regole, delle tecniche e degli strumenti tali da individuare in tempo lo stato di crisi e, di conseguenza, di attivare le più efficaci contromisure.
Di fronte alla riforma, il professionista è chiamato ad agire in diversi modi e con differenti ruoli per garantire l’adempimento del dettato normativo e per affiancare al meglio l’impresa.
L’affiancamento del professionista all’impresa
Il primo e fondamentale ruolo del professionista, in veste di commercialista e di esperto contabile, è quello di affiancare l’impresa, ampliando i servizi messi a disposizione delle aziende clienti per verificare l’adeguatezza dell’assetto e per individuare in modo tempestivo la presenza di eventuali sintomi.
Da questo punto di vista risultano preziosi gli strumenti più moderni per il monitoraggio della situazione finanziaria delle imprese clienti, ovvero i software per la gestione della crisi d’impresa sviluppati appositamente per sostenere le imprese nell’adempimento degli obblighi previsti dal Codice.
Diventa così concretamente possibile avere contezza dell’assetto contabile, amministrativo e organizzativo, grazie alla quale intercettare dei potenziali sintomi di crisi al loro primo apparire. Si capisce quindi che il primo ruolo del professionista è quello di supportare l’impresa cliente attraverso un monitoraggio completo e continuo.
Questa però non è l’unica veste prevista dalla riforma per i professionisti. Commercialisti, esperti contabili, consulenti del lavoro e avvocati sono infatti chiamati in causa anche per la gestione della composizione negoziata della crisi.
Il ruolo dell’esperto e dei gestori nella composizione negoziata della crisi
Sono tante le novità introdotte dalla riforma: tra le principali c’è sicuramente la creazione della composizione negoziata, la quale introduce anche la figura del relativo esperto. Quest’ultimo, come spiegato nell’articolo 12, può essere richiesto dall’imprenditore stesso per mezzo della Camera di commercio nel momento in cui sia presente uno squilibrio di natura finanziaria, economica o patrimoniale tale da rendere probabile uno scenario di crisi o di insolvenza.
L’articolo seguente afferma di conseguenza che presso la stessa Camera di commercio deve essere formato un elenco di esperti, al quale possono accedere – sinteticamente – i professionisti iscritti da almeno 5 anni all’albo dei dottori commercialisti, all’albo degli avvocati o all’albo dei consulenti del lavoro, in grado in ogni caso di documentare delle esperienze precedenti nel campo.
Va poi sottolineato che il 1° febbraio 2023 è stato aggiornato il vademecum relativo alle linee guida per l’iscrizione all’albo dei gestori della crisi, contenente quindi i criteri di organizzazione dei programmi dei corsi di formazione necessari per poter affrontare questo incarico, così come regolamentato nell’articolo 356. Nella fattispecie, per i professionisti iscritti agli ordini professionali di dottori commercialisti, consulenti del lavoro e avvocati è previsto un corso di 40 ore.
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