La nuova data per l’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa è il 15 luglio 2022, così come definito il 13 aprile dal Consiglio dei Ministri.
Visti i diversi rinvii conosciuti negli ultimi mesi, prima di ricordare cosa cambia con il Codice della crisi d’impresa vale la pena dare alcune coordinate sull’evoluzione della riforma.
L’iter evolutivo della riforma ad oggi
La nuova data scelta per l’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa non è casuale: si tratta infatti dell’ultimo rinvio possibile per il recepimento della direttiva Insolvency, che cade il 17 luglio.
Tra poche settimane quindi si potrà mandare in pensione la legge fallimentare nella gestione delle procedure concorsuali e di risanamento, per entrare in una nuova fase d’avanzamento dell’evoluzione della riforma.
La definizione degli assetti organizzativi delle imprese nonché i segnali da individuare per prevenire le crisi d’impresa – che dovranno essere aggiornati e rivisti ogni 3 anni – sono stati approvati lo scorso 17 marzo dal Governo. Per i nuovi sistemi di allerta si dovrà invece aspettare ancora: questi risultano infatti differiti alla fine del 2023.
I nuovi obblighi con il Codice della crisi d’impresa
Quali saranno i cambiamenti concreti per le aziende a partire dal 15 luglio 2022?
All’articolo 3 del Codice, relativo all’Adeguatezza delle misure e degli assetti in funzione della rilevazione tempestiva della crisi d’impresa, si introduce l’obbligo per l’imprenditore individuale di «adottare misure idonee a rilevare tempestivamente lo stato di crisi e assumere senza indugio le iniziative necessarie a farvi fronte».
Per l’imprenditore collettivo, invece, si parla nello specifico dell’obbligo di adottare «un assetto organizzativo adeguato ai sensi dell’articolo 2086 del codice civile, ai fini della tempestiva rilevazione dello stato di crisi e dell’assunzione di idonee iniziative».
Le misure necessarie
Al verificarsi dei segnali di allerta è necessario avviare il monitoraggio della situazione per agire tempestivamente per prevenire la crisi. È quindi necessario mettere in campo tutte le misure necessarie per intercettare i sintomi di crisi, ovvero:
- Rilevare per tempo la presenza di eventuali squilibri economico-finanziari o patrimoniali
- Verificare la sostenibilità dei debiti
- Controllare le prospettive di continuità di aziendale, che deve essere di almeno 12 mesi
- Effettuare il test per verificare la ragionevole perseguibilità del risanamento.
Va aggiunto che il quarto comma del terzo articolo del Codice indica ulteriori segnali di allerta, ovvero:
- l’esistenza di debiti per retribuzioni scaduti da almeno 30 giorni, nel caso in cui siano di mole superiore alla metà dell’ammontare mensile totale
- l’esistenza di debiti verso i fornitori scaduti da almeno 90 giorni, se di valore superiore ai debiti non ancora scaduti
- l’esistenza di esposizioni scadute da oltre 60 giorni nei confronti di istituti di credito o altri intermediari finanziari, se di valore uguale o superiore al 5% del totale delle esposizioni
- l’esistenza di esposizione debitorie descritte nell’articolo 25-novies, comma 1 del Ccii
Compito del professionista, soprattutto in questo momento di transizione, è quello di monitorare la situazione finanziaria dei propri clienti, utilizzando i migliori software per la composizione negoziata per individuare con il dovuto anticipo i sintomi di crisi aziendale.
Da obbligo a opportunità
Ma c’è molto di più: la nuova norma, prima che essere un obbligo, è un’importante opportunità per affiancare il cliente nell’ottimizzare la finanza aziendale, migliorare il rapporto con le banche e diagnosticare anticipatamente i sintomi di crisi aziendale, per poterne controllare l’eventuale portata critica.
Dunque una preziosa possibilità per il professionista di affiancarsi all’imprenditore cliente nella gestione oculata dell’azienda. Gestione oculata che significa prima di tutto la possibilità, grazie ai più completi software, di scattare una sorta di fotografia dello stato di salute dell’azienda.
Quale medico infatti procederebbe senza prima un’accurata indagine? Allo stesso modo l’opportunità, grazie alla digitalizzazione, di avere a disposizione adeguati strumenti, permette al professionista di allargare il proprio ambito di azione legato alla consulenza orientandolo in modo mirato al “benessere” dell’impresa.
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