Partiamo da un dato: 350 milioni di euro. È il gettito IVA mensile registrato nei primi sei mesi di questo 2019. Numeri alla mano, è lecito aspettarsi di raggiungere al 31 dicembre un gettito complessivo di 4 miliardi di euro annuo. Una stima che la stessa amministrazione finanziaria – come scrive il Sole 24 Ore – considera alla portata.
Se le proiezioni saranno confermate, gli effetti sul gettito riconducibili alla fatturazione elettronica non soltanto saranno rispettati, ma addirittura raddoppiati, considerato che inizialmente si era previsto di sottrarre all’evasione fiscale 1,9 miliardi di euro grazie alla digitalizzazione delle fatture emesse e ricevute nelle transazioni di beni e servizi.
L’effetto sui conti pubblici della fatturazione elettronica
Altri numeri aiutano a misurare in modo oggettivo l’impatto della fatturazione digitale sui saldi di finanza pubblica e ad inquadrare la portata dell’adempimento.
Ad inizio giugno l’Agenzia delle Entrate aveva già recuperato 700 milioni di euro bloccando l’utilizzo di crediti IVA inesistenti o non spettanti, destinati ad essere usati per indebite compensazioni, ovvero per abbattere altre imposte dovute. Il Bollettino delle Entrate Tributarie 2019 relativo ai primi cinque mesi dell’anno, da gennaio a maggio, e ai versamenti dell’F24 a metà giugno, diramato pochi giorni fa dal Dipartimento delle Finanze, non ha fatto altro che confermare la boccata d’ossigeno che la fatturazione elettronica ha contribuito a portare nelle casse dello Stato, registrando un +4% (equivalente a 1,916 miliardi di euro) rispetto agli stessi mesi del 2018. Nel comunicato che accompagna il bollettino si legge che il risultato della variazione positiva delle imposte indirette (+2,2%) è legato soprattutto all’andamento del gettito IVA, a braccetto con la componente di prelievo sugli scambi interni.
Ricezione e invio fatture digitali: cresce il gradimento di aziende e commercialisti
Allo scorso 2 luglio, il Sistema di Interscambio (SdI) aveva ricevuto ed elaborato più di 1,6 miliardi di fatture. I “cedenti”, cioè le partite IVA coinvolte, sono stati 3,3 milioni, per un imponibile IVA pari a 510 miliardi di euro. Le deleghe ai professionisti intermediari per la gestione dei servizi di fatturazione elettronica del sistema Fatture e Corrispettivi ammontano a 8,2 milioni.
La digitalizzazione del processo di fatturazione si sta rivelando una realtà a cui più aziende e professionisti si approcciano con sempre maggiore confidenza e dimestichezza, grazie soprattutto allo sviluppo di software per fatturazione elettronica integrabili con sistemi di gestione aziendale e con strumenti digitali di contabilità e fatturazione degli Studi commercialisti.
Il gradimento delle imprese per la fatturazione digitale appare in crescita. Secondo uno studio presentato dal Politecnico di Milano lo scorso 27 giugno, oltre la metà delle aziende ha riscontrato benefici dal processo di ricezione delle fatture elettroniche, e un terzo delle stesse ha anche registrato un miglioramento in fase di invio, grazie soprattutto alla possibilità di accesso – tramite appositi strumenti digitali – ad una mole di dati utili per migliorare i processi aziendali e la transazione tra imprese.
Negli studi dei commercialisti, intermediari tra imprese e fisco, la digitalizzazione dell’attività ha portato software capaci di ottimizzare i processi operativi, grazie alla condivisione delle informazioni tra professionista e cliente, all’abbattimento di errori e imprecisioni dettate dall’inserimento manuale dei dati e all’importazione di massa delle fatture elettroniche in contabilità. La digitalizzazione delle soluzioni ha reso più utili e concreti – e quindi maggiormente accettati – i nuovi adempimenti.
Adempimenti IVA e modelli precompilati: nel 2020 inizia la fase 2 di digitalizzazione
I servizi che commercialisti e intermediari possono offrire alle imprese e ai professionisti clienti dello Studio sono destinati a raddoppiare il prossimo anno, quando, grazie alle informazioni rese disponibili dalla digitalizzazione di fatture e corrispettivi, partirà la fase di digitalizzazione degli adempimenti IVA.
In un’ottica di riduzione degli adempimenti, dall’anno di imposta 2020 l’Agenzia renderà disponibile ai contribuenti l’IVA precompilata. Nello specifico, il Fisco precompilerà le bozze dei registri IVA, le bozze di comunicazioni di liquidazione periodica IVA, il modello F24 (pagabile anche online) e la bozza di dichiarazione IVA, in attuazione del decreto legislativo 127/2015, articolo 4. Un altro passo avanti verso la semplificazione, reso possibile – ha sottolineato l’Agenzia – dai flussi di informazioni acquisiti con fatture elettroniche e corrispettivi telematici.
Per il commercialista e l’attività del suo Studio, i modelli precompilati si tradurranno in un risparmio di tempo e risorse per quanto riguarda la gestione delle comunicazioni tra cliente e fisco. Con il patrimonio informativo portato in dote da questi modelli precompilati, i commercialisti, oltre a verificare ed eventualmente integrare le bozze dei clienti dello Studio, potranno anche offrire un servizio di controllo e analisi del rischio sempre più preciso e puntuale.
La disponibilità dei dati relativi a fatture e corrispettivi elettronici – come anticipato da Antonino Maggiore, direttore dell’Agenzia delle Entrate – consentirà ulteriori semplificazioni ed eliminazioni di adempimenti comunicativi a carico dei soggetti IVA e, quindi, degli intermediari che trasmettono i dati necessari all’elaborazione della dichiarazione IVA precompilata.