Come è noto, i paesi dell’Unione Europea sembrano viaggiare su binari differenti per quanto riguarda la digitalizzazione. Per porre rimedio a questa situazione, la Commissione Europea ha iniziato nel 2015 a monitorare i processi digitali degli stati membri, attraverso le relazioni dell’indice dell’economia e delle società digitali: si parla dei famosi rapporti DESI (Digital Economy and Society Index).
I quali, va detto, non sono particolarmente lusinghieri nei confronti dell’Italia, la quale nell’ultimo rapporto è risultata in diciottesima posizione, lontanissima dal podio occupato da Finlandia, Danimarca e Olanda. Le cose devono cambiare, e probabilmente muteranno in modo estremamente rapido nei prossimi anni, prima di tutto grazie ai fondi del PNRR.
E di certo lo studio professionale non può sottrarsi a questa evoluzione, anzi: il commercialista e i suoi collaboratori sono chiamati ad anticipare il passo, così da poter guidare al meglio le proprie imprese clienti.
Il PNRR e i prossimi anni
A sottolineare la necessità di fare dei passi avanti a livello complessivo per quanto riguarda la digitalizzazione è tra gli altri anche l’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, con il direttore scientifico Alessandro Perego che ha evidenziato soprattutto il bisogno di accelerare sullo sviluppo delle competenze digitali su ampio raggio.
E in effetti non c’è tanto tempo per cambiare ritmo. Stando a una recente ricerca del World Economic Forum, l’intelligenza artificiale entro il 2025 creerà 97 milioni di nuovi posti di lavoro; parallelamente, però, ne eliminerà circa 85 milioni.
Certo, un cambiamento di questa portata può spaventare, ma l’opportunità di sviluppo e di miglioramento è chiara. Il più grande ostacolo è di carattere culturale, con le imprese che devono aprirsi davvero all’innovazione e lasciarsi alle spalle metodi obsoleti portati avanti non per utilità, quanto per inerzia.
La digitalizzazione dello studio professionale non è opzionale
E se è vero che il settore che le nuove tecnologie cambieranno in modo più drastico è probabilmente quello del manifatturiero, con macchine o robot pronti a sostituire migliaia di operai, è vero che anche tante altre realtà stanno affrontando evoluzioni importantissime.
Lo stesso studio professionale è di fronte a un bivio: evolversi o estinguersi. Con il progressivo venire meno della necessità di adempimento fiscale per via dell’automazione, il commercialista inteso nella sua veste tradizionale può perdere l’identità consueta.
Ecco allora che lo studio professionale deve presentarsi come consulente in ambito tributario, finanziario e amministrativo, come partner in grado di accompagnare attraverso diversi percorsi i propri clienti, anche e soprattutto grazie a strumenti interconnessi, collaborativi e agili.
Si parla quindi di gestionali per studi professionali in cloud capaci di porre le basi necessarie per una collaborazione efficace e continua tra clienti e commercialisti, che siano accessibili in qualsiasi momento e in qualunque luogo, nonché da una vasta gamma di dispositivi.
Ma a moltiplicarsi sono anche le funzionalità dei software gestionali per commercialisti: particolare attenzione deve essere prestata, al momento della selezione della soluzione migliore, alla presenza di funzioni per il monitoraggio in tempo reale delle performance di business dei clienti, di strumenti per il rilevamento delle attività svolte e delle tempistiche oltre che di tutto il necessario per una digitalizzazione degli archivi, che si pone di fatto come step essenziale, in quanto abilitante rispetto ad altri preziosi passaggi successivi.
Solo a partire dagli strumenti giusti il commercialista 4.0 può effettivamente rivestire il ruolo di partner indispensabile in un mondo sempre più digitale, per rispondere alle nuove e più complesse esigenze dei propri clienti.
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